Microrobot a controllo magnetico per la chirurgia oculare
Quelli della mia età conoscono, e soprattutto apprezzano, il famoso film Salto nel buio di Spielberg, remake del famoso Viaggio allucinante di Asimov. In “salto nel buio” un intraprendente Dennis Quaid veniva miniaturizzato insieme alla sua navicella e quindi iniettato nel corpo di una persona. Per tutto il film il pilota se ne va a spasso nel corpo della sua cavia viaggiando attraverso i vasi sanguigni, prelevando ossigeno dai polmoni e divertendosi anche un po’ parlandogli dall’interno del padiglione auricolare.
Non siamo ancora arrivati a questo punto ma i “ragazzi” dell’ IRIS (Institute of Robotics and Intelligent Systems) ci sono andati molto vicino. Cosa fanno? Prendono una micronavicella di circa 2mm di lunghezza, te la iniettano nell’occhio con una siringa e quindi la controllano dall’esterno utilizzando un campo magnetico generato da 8 enormi elettromagneti (da qui il nome dato all’invenzione: octomag). Modulando il flusso di corrente attraverso i magneti è possibile controllare la navicella in maniera molto precisa fornendo 5 gradi di liberà (3 per la posizione e 2 per l’orientamento).
In realtà la sperimentazione umana non è stata affatto eseguita (e nemmeno sugli animali), ma sono state eseguite delle simulazioni in ambienti simili a quello del bulbo oculare. La tecnologia potrebbe risultare adatta per la microchirurgia dell’occhio in quanto non risulta per niente invasiva (a parte il forellino iniziale per iniettare la navicella, attraverso il quale sarà anche fatta uscire) e garantisce un’estrema precisione.
L’applicazione è sicuramente interessante e apre nuove porte nel campo della microrobotica. Difatti, nel frattempo, l’invenzione ha anche vinto il NIST Mobile Microrobotic Challenge nel 2010, competizione ideata dallo statunitense Istituto Nazionale degli Standard e delle Tecnlogie (NIST) per promuovere appunto tali tecnologie.
Nel video seguente viene illustrato il funzionamento dell’octomag:
Oltre a circondare la testa con 8 elettromagneti (nella speranza che non ti facciano venire un gran mal di testa o che ti forniscano poteri paranormali), l’invenzione è ottima anche per applicazioni di micromeccanica, qui vediamo, ad esempio, la navicella che giocherella un po’ con alcuni “chiodini” da 450μm (!!):
I più audaci e matematicamente abili possono carpire i segreti di questa tecnologia leggendo il documento dell’IRIS.